Sarebbero già tanti gli argomenti di approfondimento per la prima gara interna della rinnovata squadra prenestina all’esordio, dopo 3 stagioni al piano superiore, nel campionato di serie B (DNB).
Ci accontentiamo di affrontarne alcuni e rilanciarli tra i nostri lettori.
La maglia del cinquantenario (foto 1 e foto 2)
La nuova canotta è nata da una idea di Daniele Brenda (domenica tra i migliori i campo) con quella grande L (cinquanta numero romano) della scritta PALESTRINA e i numeri romani sulla fascia ad indicare le due date fatidiche (1962-2012). E’ piaciuta per la sua eleganza classica e per il simbolo del cinquantenario (cinquanta passione cinquanta emozione) stampato all’altezza del cuore. Per le gare casalinghe sarà sempre quella bianca di ieri poi nei prossimi giorni vi faremo vedere in foto anche quella verde da trasferta che gli arancioverdi indosseranno nelle prossime due gare consecutive del 2 ottobre (a Martina Franca) e del 9 ottobre (Pescara).
L’esordio di Carosi e il ritorno di Binetti (Foto 3 e 4)
Prima dell’inizio della gara sembrava lui il “padrone di casa” tante erano le persone da salutare e i ricordi da sottolineare. Poi, minuto dopo minuto, anche lui si è calato nella tranche agonistica come il suo collega Andrea Carosi, seduto sulla panca di casa. Alla fine del duello l’ha spuntata il coach romano ma certo alcune “zonette” e il -8 del terzo minuto del 1° supplementare hanno spaventato tifosi e staff prenestino. Se il buon giorno si vede dal mattino anche Bernalda disputerà un ottimo campionato.
E la “svista” arbitrale ci regala 10 minuti di emozioni in più (foto 5 e 6)
Se uno scatenato Ricciardi, ben coadiuvato dalla banda di giovani, non avesse portato all’incredibile rimonta del secondo supplementare adesso staremmo qui a scrivere della prima sconfitta interna del Palestrina e di un furto avvenuto negli ultimi secondi del quarto periodo di gioco.
Quando a meno di 2 secondi dalla sirena finale, sul +3 per Palestrina, Ricciardi ha commesso un fallo alle spalle di Giuffrida, gli arbitri hanno abboccato in pieno alla furbata dell’esperto giocatore che, dopo il fischio arbitrale, si è girato verso il canestro lanciando a vanvera il pallone. Tutto ci saremmo aspettati meno che di vedere assegnare tre tiri liberi. Prendiamola con la giusta filosofia: senza quella “svista arbitrale” non ci sarebbero stati 10 minuti supplementari di emozioni e adrenalina.