Praeneste/Palestrina: una città nella storia
Palestrina, una città nella storia con l’antico nome Praeneste, dista circa 40 Km da Roma. Il centro abitato si è sviluppato nei secoli sopra e intorno all’antico tempio della Fortuna Primigenia, uno dei più maestosi monumenti dell’antichità edificato sul Monte Ginestro. Secondo la tradizione antica, la città sarebbe stata fondata da Ceculo, figlio del dio Vulcano. In età arcaica, ed ancora nella prima età repubblicana, Palestrina, nell’ambito del Lazio più antico, controllava il vasto territorio che si poneva tra i colli Albani, le città Gabii (attuale Zagarolo) e Tibur (Tivoli) da una parte e l’imbocco della valle del Sacco dall’altra. L’antichissima storia della città (fondata prima di Roma) grazie al rigoglio economico che le permetteva un superbo individualismo, le fece mantenere in varie epoche autonomia dalla lega nazionale dei popoli latini e da Roma stessa. Nella sua rivalità con Roma ed infine nelle guerre che ne derivarono a difesa della sua autonomia, Praeneste finì per soccombere: nel 338 perdette il suo celebre Castello di Pedum, posto nella zona pedemontana verso Tivoli, ed ebbe confiscato parte del suo territorio. Del celeberrimo santuario della Fortuna incorporato nella parte superiore dell’attuale abitato sono assai noti i grandiosi avanzi, che ancora qualificano e distinguono a distanza la cittadina. Il culto della Fortuna Primigenia, cioè “primordiale”, era in origine concepito come proprio della dea Madre di ogni cosa, generatrice del Cosmo, e come tale vi era figurata allattante Giove e Giunone bambini. Come dea Madre universale essa aveva anche molteplici aspetti, così da poter rispondere a tutte le aspirazioni umane: concedeva infatti, con la fecondità degli uomini e degli animali e con la fertilità dei campi, così la nascita come la rinascita nell’Aldilà, il cibo per la vita, il benessere economico, il buon esito di un affare o di un viaggio, il lavoro, il successo sociale e politico, la guarigione da una malattia. Per queste sue virtù, quindi, la Fortuna non aveva nulla a che vedere con la dea cieca e bendata. La rampa di questo santuario fu regolarizzata con sei grandiose terrazze artificiali, al cui vertice si impostò il tempio circolare che accoglieva la statua della dea. Altro monumento importante di Palestrina è la cattedrale dedicata a Sant’Agapito martire patrono della città. A lui nel V secolo d.C. venne dedicata la Basilica realizzata utilizzando le strutture di un preesistente complesso edilizio pagano che sorgeva proprio nel centro della città. Di pregevole valore dipinti e affreschi del Bruschi, Sermoneta e del Saraceni che raffigurò il martirio del Santo e che venne esposto nel 1957 alla Mostra d’Arte del Seicento Europeo e fu una delle opere maggiormente apprezzate in quella occasione.
Altro vanto di Palestrina, aver dato i natali a Giovanni Pierluigi (1525) più in là denominato “ il Palestrina “ inventore e quindi principe della musica polifonica; a Verrio Flacco, rinomato scrittore latino e aver ospitato i fratelli Heinrich e Thomas Mann, che durante i loro soggiorni estivi nella città trovarono l’ispirazione per alcune delle loro principali opere.
Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594).
Grande musicista, fra i maggiori di ogni tempo, riformatore della musica sacra. Compì gli studi umanistici e musicali a Roma. Nel 1544 fu nominato maestro della Cappella Giulia in Vaticano. Successivamente cantore pontificio; fu maestro della cappella lateranense; di quella liberiana e del Seminario Romano; infine di nuovo maestro della Cappella Giulia che diresse fino alla morte. Attese alla riforma del canto liturgico, eliminandone gli abusi, attenendosi ai canoni del Concilio di Trento. La sua opera, prodigiosamente vasta, fu pubblicata, lui vivente, soltanto in parte ed ebbe molte ristampe. Raccolta criticamente in due edizioni a Lipsia e a Roma (33 volumi) tra il 1881 e il 1907, comprende 946 composizioni: 326 mottetti, 45 inni, 68 offertori, 93 messe, 185 madrigali r inoltre ricercari, litanie, salmi, cantici ecc.. Operò al tempo e a fianco di Michelangelo.
Non è possibile in poche righe fornire un quadro esaustivo di quanta ricchezza culturale possiede la nostra antica e amata “Praeneste” l’unica cosa sarebbe sostare qualche giorno in più oppure ritornare a farci visita. Il santuario della Fortuna Primigenia Il Tempio della Fortuna Primigenia è di età sillana e di sicura ispirazione ellenistica, costruito su ampi terrazzamenti, con rampe simmetriche, scalinate, portici, esedre, emicicli, culminanti in un edificio semicircolare, vari anni fa trasformato in Museo Archeologico Nazionale, in cui si può osservare, tra l’altro, una ricostruzione plastica dello stesso Tempio, che ne rileva la maestosità, l’originalità e la stupenda armonia delle linee architettoniche. Di particolare troviamo nella Sala XIV il grande mosaico del Nilo (mt. 5,85 x 4,31). Si tratta, insieme al mosaico della Battaglia di Alessandro, in Pompei, del più grande mosaico ellenistico a tutt’oggi esistente. Nel palazzo adiacente il Museo Archeologico, già dei Colonna poi dei Barberini, era ospitata un tempo la cosiddetta Pietà di Palestrina, attribuita al Michelangelo, ora conservata nella Galleria dell’Accademia di Firenze. Copia identica la possiamo trovare esposta nella cattedrale di S.Agapito Martire patrono della città.