Riforma dei campionati: ancora tu?

Chi avrà sentito parlare di riforma dei campionati avrà storto il naso: ma come, un’altra? Non avevamo in fretta e furia distrutto il sistema dei campionati nazionali per andare verso la “salvezza” auspicata dai vertici? Pare di no, dopo un solo anno il format dei campionati che prevedeva sotto la Lega2 professionistica un torneo a forte impronta giovanile (almeno nelle intenzioni) sta miseramente dichiarando il suo fallimento. Peccato che nel frattempo per ovviare a questa scelta non si è battuto ciglio davanti la retrocessione di metà delle squadre di A dilettanti 2010-2011, tra le quali ricorderemo tutti ci è finita anche Palestrina. Società che tuttavia con la sua lungimiranza può ora dire di aver fatto la scelta giusta, nonostante abbia di fatto perso la terza serie e scontentato un pubblico abituato recentemente ad altri obiettivi che quelli di una semplice salvezza in B2. Il Consiglio Federale stravolgerà tutto a partire dal 2013-2014, con una serie maggiore quasi immutata, e un gradino sotto una Lega2 che perderà lo status di professionismo per inglobarsi insieme ad una decina di squadre della ex DNA generando due gironi da 16 squadre, che possiamo considerare semi-professioniste. Ampio spazio agli italiani e solo due stranieri, di cui solo uno senz’altro extracomunitario dal momento che sui visti concessi dal Coni c’è ancora mistero. Facile pensare a chi avrà diritto a parteciparvi e molto dipenderà dai requisiti richiesti ai sodalizi, tuttora sconosciuti e affidati alla Commissione che dovrà preparare questo ed altro in vista del prossimo Consiglio Federale. Questo diverrà il secondo livello del basket italiano, misto tra Lega2 e DNA, mentre il terzo sarà un mix tra una decina di DNA e le partecipanti alla DNB, la stragrande maggioranza, per arrivare ad un totale di 64 squadre equamente suddivise in quattro gironi. Un’altra novità dovrebbe riguardare la categoria DNC, ancora facente parte della LNP, che nei disegni dei vertici federali dovrebbe passare sotto l’egida dei comitati regionali con una diversa suddivisione dei gironi. Questo sarà un altro tasto delicato anche se, come successo nella scorsa stagione, a poco sembrano servire le rimostranze dei club contrari.
Da qui ai prossimi mesi tanta sarà la carne sul fuoco, con diversi aspetti da decifrare, nella speranza che stavolta si cambi con un progetto serio e duraturo. Impresa ardua in questi anni di pressapochismo ed improvvisazione, con scenari che non guardano oltre una o due stagioni al massimo: il basket, quello vero, richiede però un cambiamento di rotta. L’abbandono del professionismo per le squadre interessate rappresenta un passo doveroso vista l’incapacità italica di mantenere un così grande numero di squadre con questo status, con tutti gli oneri economici che ne derivano: prendere coscienza di ciò senza l’estivo stillicidio di società più o meno gloriose. Tornando al nostro orticello, la politica intrapresa ha finora garantito una tranquilla sopravvivenza alla cinquantenaria storia arancio verde, nel breve periodo nasce l’opportunità di ritrovarsi nuovamente nella terza serie scippata dopo anni di sacrifici, anche se allargata a quattro gironi da 16.