Intervista a coach Galetti

Un inizio incoraggiante e poi il black-out nel terzo quarto, proprio sul più bello.
Ero entrato negli spogliatoi pensando che per quanto fatto vedere avremmo potuto vincere nella ripresa, quindi per il morale è stata una bella botta. Anche loro avevano alcuni problemi ma siamo rientrati scarichi mentalmente, mentre è vero che i giocatori che ci devono dare una grossa mano non sono ancora in condizione, poi tra l’altro partiamo già con uno in meno. Una volta che si è spenta la luce più o meno tutti trovano difficoltà, e in difesa manca del vissuto per essere affidabili. In ogni caso metterci il cuore rimane una prerogativa, ed è una delle ragioni per cui mi sono soffermato negli spogliatoi, e sono dispiaciuto per la gente che ha fatto tanti chilometri per vederci.
In campo ci abbiamo provato solo a metà, capisco anche lo shock per la disavventura capitata durante il pranzo che ha tolto quella concentrazione e giusta adrenalina, e, tatticamente, il terzo fallo di Spippoli che solamente dopo gli arbitri hanno capito fosse inesistente, ma non basta a giustificare il tutto.

In queste due settimane ci hanno pensato i giovani a regalare valide speranze?
Stanno costruendo una mentalità, con la giusta voglia, specialmente coloro che devono dare il cambio di velocità e gestire la squadra, in un frangente in cui sarebbe difficile anche per un play navigato. Sono contento di Precious, ha voglia di lavorare e ha margini di crescita spaventosi, con un pizzico in più di cattiveria potrebbe già incidere maggiormente. Ma c’è tempo per lui e per tutti gli altri: il progetto della società è quello, a me piace lavorare con loro.

Quale sentimento prevale dopo la buona impressione suscitata in Coppa Italia?
A fine partita nonostante potessimo avere delle attenuanti ero arrabbiato, perché sui problemi bisogna lavorarci sopra.
Vengo in un contesto dove c’era una squadra con buoni risultati, con buoni giocatori, che ha abituato piuttosto bene, dunque l’approccio della gente credo sia stato diffidente ma la società ha fatto le sue scelte che ritengo giuste. Io spero di aver dato il giusto segnale con la gara di Latina, poi si sono aggiunti dei contrattempi.
La mia idea è che dobbiamo ricominciare sempre come abbiamo iniziato le partite, ma dobbiamo giocare sempre così, per essere competitivi. Il messaggio che voglio dare alla squadra è quello di dare il massimo per quello che è possibile fare, e che poi loro lo trasferiscano a chi ci vede.

La gara con Ruvo potrebbe servire quantomeno a lanciare un segnale incoraggiante?
Non sto a guardare l’infortuno di tizio o la mancanza di caio, voglio alzare l’intensità, stare sul filo del rasoio e tenere il motore a pieni giri, così rimaneggiati proveremo altre alternative ma non diamo niente per perso, per dare un messaggio importante “noi siamo qui a lottare”. Uomini, dignità e umiltà sono le parole che ho ripetuto nello spogliatoio e sono le basi su cui costruire ogni nostra gara, qui c’è un bel movimento e nonostante la situazione non sia felicissima dobbiamo lavorare col cuore per venirne fuori. Dobbiamo dimostrarlo, se non ci riusciamo almeno ci proviamo, creando ogni giorno le condizioni migliori.