La Pallacanestro Palestrina comunica di aver individuato in Andrea Carosi il coach che guiderà la formazione arancioverde nel prossimo campionato di serie B e anche la forte formazione dell’under 19. Abbiamo sentito per telefono il coach romano, di cui potete leggere un’ampia scheda nell’articolo che pubblicherà tra poco Fabio, per conoscere le sue impressioni a caldo sulla scelta fatta.
Coach Carosi e Palestrina: è per tornare nella sua Roma o cos’altro la spinta a questa scelta?
Palestrina-Andrea Carosi, possiamo tranquillamente definirla una storia che prima o poi doveva trovare il suo sbocco naturale. Da ragazzino, avevo otto anni, mio padre, allora Presidente del COR, mi portava a vedere tutte le gare che Palestrina disputava in serie B nella palestra romana di Cristo Re. Non poteva non nascere in me una ammirazione per questo gruppo di appassionati che arrivavano con ogni mezzo a Roma, con tante bandiere e tanto entusiasmo a seguire con passione la loro squadra. Fu un amore a prima vista e mi sembrò naturale continuare con mio padre a seguire la formazione prenestina anche quando tornò a casa sua. Non a caso ricordo perfettamente le sassate che mi sono preso anch’io in una epica trasferta a Roseto. Sono troppi i ricordi che mi legano a Palestrina per non accettare di gran carriera la chiamata del Direttore Sportivo Giuseppe Cilia; un vero appassionato di basket che in questi anni ha voluto regalare alla sua città tante emozioni.
Negli ultimi tempi però, diciamocelo sinceramente, il tifo arancioverde si è un po’ affievolito.
E’ la mia vera sfida: più che centrare subito risultati importanti voglio che il tifo torni ad essere quello del mitico stato di ebbrezza, dell’incredibile calore del palazzetto di Zagarolo e delle tante trasferte che penso molti prenestini ricordano con nostalgia. La nuova struttura del Pala Iaia, così bella e grande, certo non aiuta a far sentire il fiato sul collo dei giocatori, ma con il mio carattere grintoso sono sicuro che vincerò la sfida di far tornare, prima possibile, il campo di Palestrina una bolgia infernale. Ai tifosi piace vincere e anch’io, in questo, sono il primo tifoso.
Come va considerata la sua esperienza in Sardegna con il basket femminile di A2?
Mi sono sempre considerato come un coach prestato al settore femminile e non ho mai perso di vista quello maschile che ha rappresentato per molti anni il mio unico riferimento. La scelta della Mercede Basket Alghero era funzionale soprattutto per continuare a seguire da vicino gli allenamenti di mio figlio Andreas (è un ’96) ma ora che si è trasferito nella foresteria della Stella Azzurra ho potuto tranquillamente tornare ad allenare in continente.
Cosa la intriga di più del venire a Palestrina?
Ad essere sincero spero proprio di arrivare seduto sulla panchina arancioverde ai festeggiamenti del cinquantenario della società prrenestina previsti nel prossimo anno. Sarebbe per me non solo motivo di orgoglio ma mi sembrerebbe di chiudere quel cerchio iniziato trentanni fa. Sarei un bugiardo se vi dicessi di non ricordare ancora quel mitico canto apritece le porte, mi sembra facesse così, seguito dal grido Pa-Pa-Palestrina.
Il giorno che lo risentirò dal vivo non vi nascondo che, nonostante il mio carattere rude, potrei anche commuovermi in panchina.
In bocca al lupo coach!