Basket Fanner, testata giornalistica vicina agli eventi cestistici della nostra regione, nonché produttrice delle immagini e dei video delle gare interne, ha incontrato coach Ponticiello ed oggi riportiamo l’intervista prodotta e consultabile già sul sito www.fanner.it
Nelle ultime due stagioni Palestrina è arrivata ad un passo dall’A2. Le sconfitte con Napoli e San Severo, però, non hanno fatto altro che caricare ancora di più un ambiente che punta apertamente al grande salto. Il Girone D è forse quello con più compagini in grado di poter vincere la regular season per il livello dei roster e non solo: motivo che ha spinto la società a costruire un gruppo di altissimo livello, che ha in giocatori come Carrizo, Ochoa e Rizzitiello l’esperienza giusta per puntare alla promozione. La conferma di Rossi e di giovani importanti e il ritorno di Rischia evidenziano l’ottimo lavoro svolto dalla dirigenza prenestina, sempre molto attenta nella gestione della piazza. Le chiavi della squadra sono state consegnate a Francesco Ponticiello, coach che non ha certo bisogno di presentazioni.
Avete scelto giocatori esperti che in passato hanno raggiunto la promozione. Sarà la chiave per puntare all’A2?
“Si è provato a costruire un organico equilibrato, dove l’esperienza fosse declinata sul fattore di esperienza vincente. Poi abbiamo lavorato per equilibrare tre livelli diversi e trovare i giusti compromessi: giocatori sì di esperienza, ma che fossero anche atleti di riferimento per gli altri come Ochoa, Carrizo e Rizzitiello e altri che conoscessero al meglio la piazza di Palestrina come Rossi e Rischia. Se siamo riusciti nell’intento sarà il campo a dirlo, di sicuro siamo in un girone che metterà a dura prova tutto il gruppo perché ci sono almeno sette pretendenti per la vittoria della regular season e questo è un fattore nuovo in Serie B rispetto agli anni passati”
Le squadre che allena hanno sempre un segno distintivo. Cosa vedremo di nuovo a Palestrina?
“Sul piano della gestione tecnica e del gruppo si noterà la mia maniacalità verso i dettagli: sono un allenatore che crede nella programmazione, ovvero nel lavoro quotidiano in palestra; credo poco, invece, nella dimensione che vede noi coach come dei maghi che hanno una bacchetta magica o un colpo ad effetto per risolvere ogni situazione. Ciò che riesce ad ottenere la squadra è frutto del lavoro che la stessa fa con l’allenatore, e quest’ultimo si vede soprattutto nell’orientamento tecnico. Mi piace soffermarmi sull’aspetto difensivo e preparare al meglio il piano partita prima di ogni appuntamento, senza che il tutto cada nell’autoreferenzialità: non si vedrà mai a Palestrina una squadra che gioca alla Ponticiello”
Quali motivazioni l’hanno spinta ad accettare la proposta di Palestrina?
“La motivazione che mi ha portato a Palestrina è riassumibile in tre concetti. Il primo è che tra tutte le società che disputano la Serie B in questo momento, è quella che conosco meglio: dal 2005 ho avuto modo di incrociarla tante volte da avversario, sin dalla prima volta mi sono fatto un’idea ben precisa del contesto societario e tecnico contro cui mi sono cimentato ed ovviamente è un’idea positiva. Questo è un fattore che ti spinge ad accettare perché sai che a Palestrina l’entusiasmo è sempre presente: giocare al Pala Iaia e anche prima a Zagarolo era qualcosa che produceva adrenalina anche per tecnici e giocatori avversari, e a me piacciono le piazze in cui il pubblico ama farsi coinvolgere. Il secondo fattore è stata la volontà della società di puntare esclusivamente su di me, senza mettermi in concorrenza con una rosa di altri allenatori per la scelta del ruolo: sin da subito il patron Cilia, la presidentessa Cilia e il direttore sportivo Braghese mi hanno fatto capire come vedessero nel sottoscritto la persona giusta per l’ambiente e questo è estremamente motivante. Il terzo elemento è che a Palestrina si può fare di più a livello di risultati, non amo fare proclami ma dopo l’esperienza di Napoli cercavo una società che potesse puntare apertamente all’A2”
Fabio Bartolini